Un mese di luce: recensione racconto di Sylvia McPook

Racconto di Sylvia McPook: Un Mese di Luce

E’ da tanto tempo che sono qui al buio, ma non dovrebbe essere già Natale? Da qualche tempo sento dei rumori insoliti, vento, versi di uccelli, motori, vetri rotti, ma ancora nessuna voce.
“Tanti auguri!”,
“buon Natale!”,
“e questo è per te, ti piace?”,
“che bel regalo, nonna!”,
“grazie amore mio!”,
“quest’anno il pranzo era il più buono di sempre!”,
“che bell’albero che avete fatto!”,
“deliziosi i tuoi biscotti!”.
Il Natale è l’unica ragione della mia esistenza, mi mancano tanto le sue luci, i suoi profumi e, soprattutto, le voci della famiglia.
Forse mi sto sbagliando, è ancora presto e tra poco verranno a tirarmi fuori come hanno fatto per tanti anni.
E’ stata Maria Sole a portarmi a casa, era diventata mamma per la seconda volta e aveva deciso che gli alberi li avrebbe piantati e non tagliati.
Nonna Greta le aveva detto che non era davvero Natale senza il profumo dell’abete e che la plastica era materia morta, ma a Maria Sole metteva troppa tristezza buttare alberi rinsecchiti dal caldo e dall’arsura estiva, così comprò uno spray al profumo di pino e lo spruzzò allegramente in giro per la casa.
Mi chiedo come è fatta l’estate, io conosco solo l’inverno e uno scatolone in soffitta.
Quando sento dei passi su per le scale spero sempre che sia Natale per poter rivedere la luce, e quando mi tirano fuori dallo scatolone per me è pura felicità.
Ricordo che Maria Sole e nonna Greta si chiudevano in salotto per una giornata intera a prepararmi per la festa; appendevano preziose e fragili palline colorate sui miei rami, caramelle incartate a mano con veline sgargianti, biscotti alla cannella e luci colorate. Poi, finalmente, ai bambini era permesso di entrare ed era emozionante vedere le boccucce aperte per la meraviglia e le manine tese verso i dolcetti!
Mi lasciavano in salotto per un mese, nel quale si alternavano giorni normali e giorni di festa, quando tutta la famiglia, zii e cugini compresi, si riunivano intorno alla grande tavola da pranzo a mangiare, bere, giocare. Tutti si divertivano e si scambiavano battute e gesti di affetto. Sotto ai miei rami c’erano doni per tutti, ma soprattutto per i bambini. Man mano che Katia e Paolo crescevano i regali diventavano sempre più costosi e sofisticati, ma la cosa più importante restava l’amore con il quale erano stati fatti.
Certo, non tutte le feste sono state allegre, per esempio un anno gli addobbi me li ha messi Maria Sole con gli occhi umidi, palline made in China senza i biscotti e le caramelle, giusto per non rattristare ancora di più i bambini.
Da quell’anno non ho più visto nonna Greta. Qualche Natale dopo, però, Katia, ormai signorina, ha voluto ricordarla, realizzando con le sue mani decorazioni bellissime, spargendo per il salotto incensi e candele profumate, cuocendo deliziosi biscotti e incartando le caramelle una ad una con carta metallizzata.
Se la nonna avesse visto quell’allestimento si sarebbe commossa di sicuro per la creatività e la bravura della nipote. Avrebbe pianto anche perché Paolo era andato a cercare lavoro in America e non era più tornato, nemmeno per Natale.
La dolce Katia, qualche anno dopo, aveva un bel marito e un gran pancione. Quasi non mangiava, ma aveva uno sguardo radioso. Fui davvero felice quando manine infantili ricominciarono a staccare dolciumi dai miei rami, prima Natalia e poi anche Nicholas… com’erano carini!
Io amo i bambini, peccato che crescano così in fretta. Nicholas è andato a lavorare con lo zio Paolo che aveva appena un po’ di peluria sopra il labbro superiore e Natalia aveva trovato lavoro a Milano prima di finire l’università.
Ci sono stati anni malinconici, nei quali le persone nei ricordi erano molte di più di quelle sedute a tavola. Maria Sole invecchiava troppo velocemente, forse si sentiva sola perché Katia aveva divorziato ed era sempre fuori per lavoro.
Ricordo poi un lunghissimo periodo di buio, un po’ come adesso, nel quale mi dicevo spesso: “ma non dovrebbe essere già Natale?” e invece restavo al buio ancora e ancora.
Maria Sole non ha più aperto la mia scatola, ma dopo tanto tempo ho rivisto il bel viso di Katia; era invecchiata anche lei, ma per fortuna sembrava in salute.
E’ stato bellissimo rivedere lei, Nicholas, Natalia e perfino Paolo. Se avessi potuto avrei pianto di gioia, bagnando tutti i torroncini siciliani e gli origami rossi e bianchi.
Erano tutti molto cambiati: Paolo era quasi calvo, Nicholas era altissimo, magrissimo e con il viso tirato, mentre Natalia aveva messo su un bel po’ di chili e si era schiarita i capelli. Quello che mi ha colpito di più, però, era che sembravano tutti più attenti al telefono che ai commensali.
Per fortuna non avevano perso l’abitudine di fare tante foto ricordo, anche se mi sono chiesto cosa avrebbero mai ricordato, visto che fra di loro quasi non parlavano. Forse si erano già raccontati tutto per telefono.
Ricordo che Katia aveva un’aria un po’ triste, forse perché da un bel pezzo non c’erano più bambini a scartare i regali; in effetti mancavano tanto anche a me, chissà perché nessuno ha più avuto dei figli in questa famiglia.
Mentre pensavo questo Katia si è inchinata a raccogliere dei pezzetti di plastica dal pavimento sotto i miei rami.
Forse anche io sono invecchiato, ho passato più di undici dodicesimi della mia vita solo e immobile dentro una scatola, ma questo non mi ha protetto dalle conseguenze del tempo che passa.

Ma non dovrebbe essere già Natale? Eppure non c’è ancora nessuna luce, nessuna voce, solo versi di uccelli che sembrano risate umane.

Recensione dello staff:

Lo stile dell’autrice è semplice, a tratti elementare. La lettura è abbastanza scorrevole e i vocaboli scelti per la narrazione sono piuttosto semplici. Vi sono molte informazioni messe insieme, non sempre siamo riuscite a seguire il filo logico della trama che abbiamo avuto davanti agli occhi. Probabilmente sarebbe stato meglio spendere qualche parola in più in descrizioni e stati d’animo, soprattutto per permettere ai lettori di calarsi al meglio nelle vicende che, onestamente, abbiamo fatto fatica a comprendere ed empatizzare nella loro interezza.
Consigliamo di prestare maggiore attenzione a questi aspetti, così da rendere gli scritti più ricchi: le informazioni ci sono ma sembrano non essere complete, come se mancasse sempre quel qualcosa in più capace di renderle totalmente credibili.
Concludiamo nel ringraziare l’autrice per la partecipazione e le auguriamo una buona scrittura!