Halloween Tour: il racconto di Micol Fusca

Concorso di scrittura creativa a tema: Halloween Tour

Presentiamo il quinto e ultimo racconto partecipante al concorso di scrittura creativa indetto da noi. Qui di seguito pubblichiamo il racconto così come ci è stato inviato. In fondo, troverete la recensione dello staff.

halloween tour

HALLOWEEN TOUR

A.D. 2021

Koj gettò le braccia al collo di  Jonk lanciando un paio d’urli degni di un’adolescente. Erano sposati da trent’anni, ma il loro legame era lo stesso di quando si erano innamorati fra i banchi di scuola. Koj adorava Jonk e Jonk adorava Koj. Molti dei loro amici li canzonavano bonariamente, dicendo loro che non erano mai cresciuti. Non avevano tutti i torti.

Durante il periodo di veglia Jonk lavorava al dipartimento della salute mentre Koj aveva scelto la carriera militare. Si era arruolata non appena terminato il ciclo di istruzione obbligatorio e aveva fatto carriera grazie alle sue doti di stratega. La mascella dei suoi sottoposti sarebbe crollata al suolo vedendola in quell’atteggiamento del tutto inappropriato.

Koj reggeva fra le mani i biglietti che il marito le aveva appena consegnato: il suo regalo di compleanno. << L’Halloween Tour! >> i suoi occhi brillarono come l’ossidiana. << Come sei riuscito a procurarteli? Sorana mi ha riferito che i nomi in lista d’attesa sono un migliaio. >>

Jonk ridacchiò << Un colpo di fortuna. Uno dei soci della compagnia ha avuto un malore piuttosto importante ed ero di turno al ricevimento d’urgenza. Si è risolto tutto bene. Abbiamo avuto modo di chiacchierare per stemperare la tensione e gli ho raccontato che avresti ucciso per quei biglietti. >> sapeva che Koj sarebbe stata capace di farlo, letteralmente. << Una coppia ha dovuto disdire d’improvviso, così ha deciso di contattarmi per chiedermi se ero interessato ad acquistarli. >>

Koj si scosse d’improvviso: si sciolse dall’abbraccio di Jonk e tornò a posare i piedi al suolo. L’ansia la prese d’improvviso. << Oh, Cielo! Halloween è domani, devo fare le valigie…e contattare il comando… e chiedere a Sorana di annaffiare le piante… e… >>

Jonk rise, divertito. << È tutto a posto. Ci ho già pensato non appena mi hanno consegnato i biglietti. Vai a preparare le valigie, quelle sono affare tuo: non ho intenzione di riportare fratture multiple per aver scelto un indumento piuttosto di un altro. >>

Koj gli schioccò un bacio sulla guancia e corse in camera senza farselo ripetere due volte.

 

Il loro porto era l’ultimo punto di raccolta. Salirono nella nave portando un paio di zaini: l’indispensabile per due giorni. Il mezzo su cui viaggiavano era veloce e l’arrivo alla meta era previsto in un paio d’ore.

L’hostess ritirò il bagaglio affidandolo a un garzone e li invitò a unirsi agli altri nel salone principale. Koj afferrò la mano di Jonk tenendola ben stretta, entusiasta per avventura che li attendeva. Era curiosa di incontrare gli altri ospiti del tour: spesso esperienze come quella gettavano le fondamenta per una buona amicizia.

<< Bentrovati, il mio nome e Niaga. >> la voce dell’hostess trillò allegra << Felice di essere con voi in questa magnifica occasione. Il mio assistente vi consegnerà l’auricolare di traduzione simultanea entro pochi attimi, indossatelo non appena possibile. >>

Ripeté l’annuncio in una decina di lingue, fino a quando tutti i viaggiatori ebbero indossato il loro.

Prima di infilarselo all’orecchio destro Koj si concesse un momento per osservare il piccolo gioiello tecnologico: ingegnoso, le sarebbe piaciuto tenerlo come souvenir.

<< Perfetto! >> Niaga batté le mani, felice come una bambina. << Ora potete comunicare in tutta comodità, la traduzione in tempo reale vi permetterà piena libertà. Commuterà l’idioma in cuffia e al microfono secondo necessità.

Spero abbiate con voi il programma di crociera, ma se così non fosse sono a vostra completa disposizione. L’arrivo in Piazza San Marco è previsto per le venti, ora locale: da quel momento avrete a disposizione nove ore di tempo. L’assistente vi consegnerà della valuta corrente e un “telefono”: vi insegnerà come fare dei “selfie”. Il telefono è programmato per comunicare con lo staff qualora abbiate bisogno di assistenza, basterà premere il tasto in alto a sinistra. Potete tenerlo con voi al ritorno, è un omaggio che gli ospiti dell’Agenzia Dastra dimostrano di gradire. >>

Koj iniziò ad armeggiare con l’apparecchio: non era poi così difficile, la divertì immagazzinare dei fermo immagine. Erano buffi, coglievano l’altro alla sprovvista immortalando espressioni spontanee. Colse Jonk nell’atto di grattarsi la pancia: ricordò che non avevano cenato per non arrivare in ritardo al molo. Poco male, una gita a Venezia valeva ogni sofferenza.

<< Nella sala alla vostra sinistra troverete dei costumi di Halloween. Scegliete il vostro senza affanno, divertitevi a farlo. Ce ne sono un centinaio, troverete quello che vi permetterà di sentirvi a vostro agio. Una volta soddisfatti recatevi nella sala a sinistra, un team di truccatori vi aiuterà ed entrare nel personaggio che avete deciso di impersonare. >>

I viaggiatori si diressero al guardaroba, chiacchierando per fare conoscenza.

Koj si tenne ben lontana da una coppia chiaramente ostile: aveva avuto a che fare con la loro gente un paio di anni prima. Una disputa territoriale li aveva quasi portati alla guerra: Koj non era fiera di sapere che era il suo schieramento a essere stato dalla parte del torto.

Lei e Jonk scelsero la rastrelliera più lontana, valutando i costumi a disposizione. Decisero di scegliere due vesti che differivano di poco nella foggia, due tuniche che lasciavano loro spazio di movimento. Entrambe erano lunghe e avevano la parte inferiore aperta ai lati: Koj la indossò senza calzoni, decisa a puntare sul suo punto di forza.

<< Bentrovati. >> il tizio che Koj aveva evitato si parò di fronte a loro con un atteggiamento sfrontato. << Scelta aggressiva. Un tempo, nel mio popolo, i guerrieri indossavano delle vesti simili: sono aperte ai lati per scalciare e usare gli arti inferiori nel combattimento.  >>

I traduttori funzionavano alla meraviglia. Fu Jonk a prendere la parola.

<< Sono comode. >> le sue labbra si piegarono in un’espressione amichevole.

La compagna del nuovo arrivato lo strattonò per una manica. << Forza Hjjni, non voglio essere l’ultima a scegliere. Ho visto un paio di signore sbavare addosso a una veste verde sbrilluccicante: i loro compagni stanno litigando per aggiudicarsela e se facciamo in fretta riusciamo a soffiargliela da sotto il naso. Non si renderanno conto di cos’è accaduto fino allo sbarco, dubito avranno di che ridire una volta in piazza. >>

Koj si strinse nelle spalle. << Ottima tattica. Prendi e fuggi. >>

L’altra scoppiò a ridere, battendo un paio di volte gli occhi. Strinse il braccio del compagno in una morsa e lo trascinò con sé. << Il mio nome è Parna. >>

 

Koj sognava di recarsi a Venezia fin da piccola. Aveva cercato in ogni angolo della biblioteca ogni informazione su quella città favolosa: visitarla era il suo desiderio più grande. Jonk era riuscito a realizzarlo.

Tenendo per mano il marito, si inoltrò in Piazza San Marco spaziando con lo sguardo in ogni angolo. La Basilica, la Torre dell’Orologio, Palazzo Ducale. Le colonne del Leone Alato e di San Todaro. Conosceva a memoria ogni documento file che era riuscita a recuperare nel database collettivo.

La notte era fresca, l’universo aveva cospirato per renderla magica. Il cielo era terso, senza nuvole. Sul palco il dj era pronto a mettere mani alla consolle: Halloween aveva richiamato in quel luogo centinaia di persone. Guardandosi attorno Koj constatò che molti dei compagni di tour avevano deciso di disertare la festa. Riconobbe un paio di coppie intente a tenersi per mano con lo sguardo sollevato in attesa dello spettacolo dei fuochi d’artificio. Altri si erano allontanati con il chiaro intento di fare shopping. Non intendeva perdere tempo ad acquistare cianfrusaglie, voleva per sé il ricordo perfetto di ogni attimo: Jonk al suo fianco, la musica, la gente, le stelle, i fuochi artificiali… tutto.

Si concesse del tempo per fare dei “selfie”, divertita dall’interesse della gente per il suo costume. Le sarebbe piaciuto fare ritorno per Carnevale. Purtroppo mancavano le condizioni necessarie per la messa in sicurezza dei clienti dell’Agenzia Dastra. Halloween era l’unica possibilità di vivere fino in  fondo l’esperienza del travestimento.

Si concesse uno scatto con un paio di vampiri e un licantropo. Preferì ignorare fantasmi e zombie, il loro odore non le piaceva. Bene l’imitazione, ma non lavarsi per una settimana le parve esagerato. Lasciò il passo a una creatura gelatinosa di colore azzurro fosforescente diretta a uno degli eleganti caffè che circondavano la piazza.

D’improvviso, la musica soffocò ogni altro suono. Koj ripose il telefono in una tasca della tunica e sollevò le mani per gettarsi nella frenesia generale. Iniziò a muoversi al ritmo sincopato della melodia primordiale, ondeggiando: non le serviva molto spazio per ballare, si concentrò su stessa nell’intento di divertirsi. Perse il contatto con la realtà. Non avvertì alcun segnale di pericolo fino a quando fu raggiunta dall’esile figura di una ninfa vestita di seta bianca. Fissò a lungo quel volto liscio, privo di qualsiasi imperfezione: la pelle verde opalescente la faceva somigliare a un fantasma. Nota a favore: non puzzava.

<< Stai agitando le orecchie. >>

<< Oh… >> Koj le portò all’indietro, sorpresa per aver allentato la guardia. Non era nel suo reggimento, vero, ma doveva prestare attenzione a particolari come quello. << Grazie, Hjjni. Cosa ti porta qui? >>

<< Tu. >> sorrise sornione. << Credo mi abbiano scambiato per una femmina, se qualcuno si comporta da idiota posso contare sulle tue zampe artigliate. >>

Koj comprese: per gli standard del luogo Hjjni appariva attraente. Si era limitato a indossare una veste, lasciando i tratti inalterati. Ricambiò il sorriso del presunto nemico. << Contaci. Io e le mie zampe artigliate siamo a tua disposizione.  

Dove sono finiti gli altri? >>

<< Il tuo compagno e Parna si sono accasciati al suolo da un po’, spero tu non sia una gatta gelosa. Sono sfiancati, a quest’ora staranno con il naso all’insù in attesa dei fuochi d’artificio. >>

Gli occhi a mandorla di Koj si assottigliarono in una fessura. << Credimi, non gli conviene. >>

Hjjni sogghignò << Lui, di sicuro, non ha motivo per esserlo. Forza, felinide, vediamo chi dei due sviene per primo. >>

Koj scoppiò a ridere, arricciando il naso triangolare. Si lasciò portare interamente dalla musica, agitò vibrisse e coda accogliendo ogni vibrazione. Non le importò celare i tratti del suo corpo coperto da una corta pelliccia nera, le piccole orecchie a punta tornarono a raddrizzarsi. << Driada, è una scommessa persa. >>

Sollevò le braccia saltellando al ritmo di una melodia dal sapore metallico e Hjjni le tenne testa tanto da guadagnarsi il suo rispetto.

Koj godette di ogni movimento, ogni goccia di sudore, ogni voce e suono. Le persone attorno a loro cantavano in coro e lei si unì alla folla pur non conoscendo la canzone. Memorizzò la strofa principale, urlandola a squarciagola assieme agli strani esseri che la circondavano. Vampiri, streghe, licantropi, robot, zombie, mummie, mostri.

<< Attenta. >> pur muovendosi nello stesso modo scatenato il driada, Hjjni, non aveva perso concentrazione. << Sta arrivando il Signor Forb, meglio stare alla larga. >>

Koj fece posto alla creatura azzurra. Si allontanò non appena iniziò ad agitarsi spargendo corpose gocce della consistenza della gelatina.

A dispetto di quanto le aveva suggerito Hjjni non si mosse di un passo e Koj lo raggiunse spingendolo di proposito nelle vicinanze del Signor Forb. Il paziente compagno di viaggio li lasciò dopo qualche minuto per cercare un posto più tranquillo. Bofonchiando, li degnò di uno sguardo altezzoso: giovani, tutti selvaggi!

Il ritmo della musica mutò facendosi più tranquillo, concedendo alla folla di recuperare le forze. Koj ne profittò per avvicinarsi a Hjjni quanto bastava per parlargli. L’aspetto del driada era impeccabile, non aveva un capello fuori posto e il suo volto appariva disteso. Era resistente, le sembianze della sua gente riuscivano a trarre in inganno: quelle che apparivano fragili ossa potevano in realtà sostenere dieci volte il peso di un adulto e il suo morso era letale per gran parte delle creature dell’universo.

Ogni suono cessò d’improvviso e nel silenzio si udì il botto d’apertura che annunciava lo spettacolo pirotecnico. Koj afferrò la mano di Hjjni << Dov’è Jonk? >> desiderava trascorrere quell’attimo magico con suo marito.

Il driada la guidò serpeggiando fra la folla con passo deciso. << Li ho lasciati vicino alla colonna del Leone Alato. Preparati a pestare qualche piede con le tue zampacce. >>

Lei rise, decisa a raggiungere la meta sgomitando. Hjjni la condusse facendo slalom fra gli astanti, badando a tenere stretta la sua mano. Riuscirono a raggiungere i loro compagni prima che il cielo si illuminasse.

Con lo sguardo puntato in alto e il braccio di Jonk che le circondava la vita, Koj pensò che avrebbe ricordato quel giorno per il resto della vita. I fuochi si succedettero a ritmo accelerato, disegnando forme colorate nel cielo. Fiori purpurei, fontane dorate, arcobaleni. Le sue narici sensibili avvertirono a malapena l’odore solfureo. Godette di ogni singola fiamma levata nel cielo, di ogni scintilla. Mancava solo l’ultimo atto: un bacio. Non dovette sollecitarlo, Jonk si chinò alla ricerca del suo viso nel medesimo istante.

Attorno a loro si erano riuniti gran parte dei partecipanti al tour, compresa Niaga. L’hostess batteva le quattro mani e rideva come una bambina. I suoi occhi color arancio brillavano come stelle. Il Signor Forb era stato raggiunto dalla Signora Forb, una matrona color viola acceso che aveva trascorso gran parte del tempo a fare shopping. Koj riuscì a distinguere parecchi souvenir fra le pieghe gelatinose del suo corpo: piccole gondole, ventagli, maschere di carnevale.

<< Desideri un ricordo? >> Jonk aveva seguito la direzione del suo sguardo.

Lei scosse il capo in un cenno negativo. << Ho già il “telefono”, ho memorizzato parecchi fermo immagine. >> ne aveva scattati un paio a Hjjni, sicura che Parna li avrebbe graditi. Era riuscita a convincerlo a fare anche un “selfie”.

<< Hai ragione. >> il marito le sorrise. << Mentre tu e Hjjni davate spettacolo, io e Parna abbiamo riservato uno scafo al molo vicino. Partiremo alla fine dei fuochi, questa notte merita di essere vissuta in ogni istante. Ti infastidisce dividere con loro il giro della laguna? >>

<< Affatto. >> era contenta di aver conosciuto il driada. Mostri, in mezzo a mostri illusori, avevano legato senza bisogno di ricorrere alla diplomazia. Bastava ben poco per abbattere le barriere d’incomprensione costruite nel tempo.

Sbirciò l’altra coppia, ferma poco distante. Come loro si tenevano vicini e indicavano forme e colori nel cielo con le labbra piegate da un sorriso di meraviglia. In poche ore aveva compreso molto del suo supposto “nemico”: i loro cuori battevano con la stessa voglia di vivere.

Koj era felice e grata. Jonk le aveva donato ben più della realizzazione di un sogno: una nuova prospettiva. I due driada sollevarono lo sguardo su di lei e scoprì che l’immediata ostilità che aveva avvertito non era che un’ombra dentro di lei. Sorrise loro, finalmente libera.

RECENSIONE DELLO STAFF

L’autrice ha davvero una buona capacità narrativa. Durante la lettura e l’analisi del testo si fa fatica a trovare un’imperfezione o un refuso: la cura della scrittura e della rilettura è lampante. Nulla da ridire, dunque, dal punto di vista grammaticale e sintattico. 

Vi è un buon equilibrio tra parti narrate e discorsi diretti.

La descrizione degli stati d’animo e degli ambienti è presente e, nonostante la lunghezza del racconto, aiuta il lettore a comprendere meglio il percorso psicologico che vi è alla base del testo. Poteva essere difficile riuscire a condire tutto il racconto con questi aspetti, e invece non lo è stato, malgrado il limite massimo di parole consentito.

Ci è piaciuta la descrizione di questa esperienza – viaggio – che i personaggi fanno, ma non solo fisicamente, anche nella loro interiorità. In questa recensione, abbiamo deciso di parlare di questa compagine e della nostra personale interpretazione.

Quella che inizialmente pareva essere una semplice tolleranza, alla fine diviene una condivisione, un punto d’incontro capace di dare “nuovi occhi” a Koj e agli altri protagonisti. Vivere in un mondo che si trasforma sotto ai nostri sguardi, soprattutto grazie alle nuove prospettive che impariamo a interiorizzare, è il miglior dono che possiamo fare a noi stessi e agli altri. Una semplice sopportazione può riempirsi di ben altro, può diventare un regalo che ci arricchisce.

Attraverso le sue parole, l’autrice ci ha portati a compiere questo genere di riflessione e crediamo che sia un bene: la lettura è stata attiva e la mente è riuscita a lavorare pensieri e conclusioni, a vedere “tra le righe”. Questo è di sicuro un punto a favore del lavoro svolto.

L’ambientazione e i vari personaggi incuriosiscono molto, magari potrebbero fare da spunto per un altro racconto, o per una storia che nel futuro potrebbe approfondire meglio e con maggiore libertà questo mondo che ci è stato presentato brevemente, per forza di cose.

Concludiamo nel fare i complimenti all’autrice che, ancora una volta, ci sorprende e rallegra lo sguardo e la psiche. 

Grazie per la partecipazione e ci scusiamo per il ritardo nella pubblicazione della recensione. A presto!


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