Intervista a Roberta Andres, autrice di Flora la pazza

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  • Parlaci di te, autore: Ho 52 anni, sono madre di due figli, insegnante nella scuola media e in corsi di scrittura per adulti. Sono nata da genitori napoletani in Sicilia, questa origine meridionale ha formato parte della mia identità, anche se la vita poi mi ha portato più a Nord. Scrivo praticamente da sempre, perché in questo modo riesco a esprimermi meglio, in maniera più fluida, efficace, chiara. Le prime cose che ho scritto risalgono a quando avevo otto anni, mia madre le conservò e ci divertiva molto rileggerle: era un testo teatrale in cui la maggior parte del testo era costituito dai saluti dei personaggi che entravano e uscivano di scena.
    Ho continuato sempre, scrivere per me è una condizione normale: quando non scrivo vuol dire che non sto bene! Quando parlo (sebbene sia abituata per il lavoro che faccio) tendo a divagare, a mantenere il filo con fatica, a perdermi nei particolari. Se scrivo i pensieri escono fluidi, conseguenti, chiari. Essenziali. Oltre che leggere (tantissimo) e scrivere, mi piace molto cucinare. I gatti, il mare, l’autunno. Stare a casa in compagnia dei miei figli e del mio compagno.
  • Qual è il titolo del tuo libro? Flora la pazza
  • A quale genere appartiene? La definirei narrativa, con qualche apertura allo storico: alcune parti infatti sono dei lunghi flashback a Napoli durante le Quattro giornate, nella Seconda Guerra mondiale
  • Come è stato pubblicato? È stato pubblicato con Amarganta ed è stata una bellissima esperienza professionale! L’editrice si è innamorata subito della storia ed ha aspettato che io, che prendevo tempo per motivi personali, mi decidessi a firmare il contratto superando le mie paure e perplessità di far andare in giro per il mondo Flora e la sua storia. Ho impiegato alcuni mesi per decidermi. Il lavoro di editing è stato faticoso, a volte esasperante, ma prezioso, utilissimo a farmi crescere come scrittrice. Quando ho cominciato a scrivere il romanzo successivo (attualmente in revisione) mi sono accorta di tante cose che prima mi sfuggivano nella mia scrittura, ingenuità e mancanza di prospettiva esterna che ho affinato invece lavorando sull’ editing di Flora con Amarganta.
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    Il formato cartaceo costa 12,48; l’ebook 2,99.
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  • Parlaci della trama del tuo libro: Flora vive a Napoli, ha quarant’anni e da sempre ha problemi psicologici dovuti ad una madre manipolatrice e un padre assente. In una Napoli degli anni Duemila che mostra ancora tracce della Seconda Guerra mondiale, intreccia una relazione asimmetrica con Nino, che nel suo lavoro di chef e nell’usare la donna secondo il suo piacere trova un riscatto ai problemi di balbuzie e e di scarsa autostima. La storia con lui porta Flora all’acuirsi dei suoi disturbi: tormentata sempre più spesso da una Voce che la spinge a comportamenti autolesionisti e aggressivi, ferisce Nino e viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Qui Flora troverà la via per la guarigione, liberandosi dalla Voce, dai condizionamenti materni e dall’amore malato per Nino, in un percorso accidentato e faticoso ma vincente, che scioglierà i nodi del passato: l’adolescenza di Flora negli anni Settanta, quando l’abbandono del padre la lascia “ostaggio” della madre; i traumi della guerra che hanno segnato la madre per sempre e l’hanno resa egoista e instabile.
  •  Siamo curiosi, come ti è venuta in mente l‘idea sulla trama e sui personaggi? Il primo nucleo della storia risale a parecchi anni fa ed è stato una specie di flash in cui ho “visto” questa donna camminare per le vie di Napoli per andare dal suo uomo (praticamente, quello che succede nell’incipit). Poi per mesi e mesi ho rimuginato su di lei chiedendomi dove stesse andando e da dove venisse. Sono andata avanti e a ritroso nella sua vita, chiedendomi perché stesse così male. La risposta era nel rapporto con la madre, e la madre aveva vissuto in un periodo storico difficilissimo, traumatizzante, di cui sapevo delle cose perché mi erano state raccontate da mia madre. In realtà il libro non è autobiografico, ma ci sono riferimenti a fatti realmente avvenuti a Napoli durante la Guerra e ho immaginato come avesse potuto vivere quei fatti una ragazza di sedici anni , l’età che la madre di Flora (e mia madre nella realtà) aveva durante le Quattro giornate del 1943.
  • Perché le persone dovrebbero decidere di leggere la tua opera? Perché è la storia di una donna completamente persa che poi si ritrova, e questo è un messaggio che può essere utile a chiunque.
    Perché parla di fatti storici che ai più sono sconosciuti perché riguardano la storia locale di una città.
    Perché è una bellissima storia: sarà vanitoso, ma lo sento profondamente!

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