E alla fine c’è la vita: intervista allo scrittore Davide Rossi

Davide Rossi: Intervista all’autore di “E alla fine c’è la vita”

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  • Parlaci di te, autore: Mi chiamo Davide Rossi, sono cresciuto in un piccolo borgo della provincia di Pavia, precisamente Sant’Angelo Lomellina. Nei miei trentatre anni di esistenza,almeno venti, in maniera discontinua, li ho passati scrivendo. Ho cercato di coltivare la passione quotidianamente, scrivendo e alimentandola con letture di ogni tipo: da Dylan Dog a Fenoglio. 
  • Qual è il titolo del tuo libro? Il mio romanzo si intitola “E alla fine c’è la vita”
  • A quale genere appartiene? È difficile da catalogare, io l’ho definito POP, per il suo ritmo e la struttura. Dramma, generazionale, sono i due macro insiemi in cui potrebbe andarsi a collocare.
  • Come è stato pubblicato? Il romanzo è stato pubblicato da Apollo Edizioni. Un’esperienza interessante e costruttiva. La casa editrice mi ha lasciato ampia libertà e la possibilità di effettuare le scelte migliori. La ringrazio, soprattutto perché hanno avuto la gorza di credere in me.
  • Link per reperire il tuo scritto: Apollo Edizioni – Mondadori Store Acquistabile la versione cartacea a soli nove euro.
  • Parlaci della trama del tuo libro: Il romanzo parla di quattro studenti universitari. Droga, sesso e alcool sono una sorta di religione per loro. Vivono la vita azzannandola, fagocitando tutto ciò che trovano sulla loro strada. Sono dannatamente materiali, apatici e annoiati. Vivono la loro esistenza come se si trovassero in un parco giochi, abusando di ogni sostanza e dei loro corpi. Le loro vicende si intrecciano, fra sentimenti illusori e finte amicizie. La loro condotta muterà di fronte a imponderabili avvenimenti che porteranno profondi cambiamenti e li obbligheranno a fare delle scelte.
  • Come sono nate le idee sulla trama e sui personaggi? L’idea nasce da una lettura: “Le regole dell’attrazione” di B.E. Ellis. Il libro e il film di Roger Avary mi hanno letteralmente catturato. All’epoca andavo all’università a Pavia e notavo che il nostro mondo universitario non dista molto dall’universo americano. Quell’idea è maturata, e alla fine ho deciso di scrivere un romanzo, molto diverso da quello di Ellis, ma che come lui, si pone l’obbiettivo di raccontare una generazione di ragazzi e i suoi problemi. Attraverso questi racconti si narra la società e le sue peculiarità. Ogni ragazzo, come ogni essere umano, ha alle spalle una storia: Marco è disilluso e materiale, ma è anche un sognatore, capace di innamorarsi; Marianna è svampita e iperrealista, con un animo fragile e delicato; Marika e Mario sono quelli più concreti, con la testa sulle spalle, ma si fanno trascinare dagli eventi, facendosi rivoluzionare la vita. Li circondano una serie di personaggi, alcuni grotteschi, che animano e popolano queste esistenze problematiche.
  • Perché le persone dovrebbero decidere di leggere la tua opera? La storia che ho deciso di raccontare non è il classico racconto buonista, vuole raccontare uno scorcio del nostro paese con sguardo critico, di chi oggi è fra le categorie più vulnerabili, gli studenti. A loro è rivolto, come ai loro genitori, che nel 2009 hanno subito i contraccolpi della crisi. Lo consiglio come lettura sotto l’ombrellone, perché si tratta di una lettura veloce, con molti dialoghi, che ti cattura sin dalle prime pagine. Piacerà a chi ama le storie di anime nere, perseguitate, problematiche. Verrà molto amato dai cinefili, perché è scritto come una sceneggiatura. Insomma direi che ve lo consiglio perché ho amato scrivere e raccontare questa storia, che non è la solita storia…

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